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Regno albanese (1928-1939) |
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Regno Albanese (1928 - 1943) |
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Motto: "Atdheu mbi te gjitha" "La patria sopra tutto" |
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Dati amministrativi | |||||
Nome ufficiale | Mbretnija Shqiptare | ||||
Lingue ufficiali | albanese, italiano | ||||
Lingue parlate | albanese, italiano | ||||
Inno | Zogu i Pare | ||||
Capitale | Tirana | ||||
Dipendente da | Regno d'Italia (1939-1943) | ||||
Politica | |||||
Forma di Stato | Monarchia Costituzionale | ||||
Forma di governo | |||||
Sovrani | Re d'Albania
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Organi deliberativi | Assemblea Nazionale | ||||
Nascita | 1º settembre 1928 con Zog I | ||||
Causa | dichiarazione della monarchia | ||||
Fine | 8 settembre 1943 con Vittorio Emanuele III | ||||
Territorio e popolazione | |||||
Bacino geografico | Balcani | ||||
Economia | |||||
Valuta | Lek albanese, Lira italiana | ||||
Evoluzione storica | |||||
Preceduto da | Repubblica albanese | ||||
Succeduto da | Regno d'Albania |
Il Regno albanese (in albanese: Mbretnia Shqiptare) fu instaurato in Albania sotto una monarchia costituzionale dal 1928 al 1939 e in unità con la corona di Re d'Italia dal 1939 al 1943.
L'Albania aveva riacquistato l'indipendenza dall'Impero Ottomano nel 1912. Dopo la prima guerra mondiale, nel 1925, fu instaurata la repubblica.
Il 1º settembre 1928 l'Albania fu dichiarata monarchia dall'Assemblea Costituente, e il presidente della Repubblica ne divenne il monarca come Zog I (Mbret i Shqiptarëve). Il regno fu la restaurazione dell'identità reale che sopravviveva dal regno di Scanderbeg nel XV secolo. Assicurò anche la permanenza della democrazia grazie alla monarchia costituzionale. Secondo la costituzione reale, il sovrano albanese, così come il Re del Belgio, doveva giurare fedeltà di fronte al parlamento prima di assumere il potere e la dignità regia. Il testo del giuramento recitava così:
Il regno albanese era simile a quella allora presente in Italia. Zog creò una forte polizia, inventò un "saluto zogista" (mano piatta sul cuore con il palmo rivolto in avanti) e sostenne di essere un successore di Gjergj Kastriot Skanderbeg. Monete d'oro e pietre preziose furono usate per sostenere la prima moneta cartacea d'Albania; le sue spese personali si aggiravano sul 2% del bilancio nazionale. Il suo regno non fu riconosciuto dalla comunità europea, escluso il Regno d'Italia. Durante il suo regno fu Ministro delle Finanze Lame Kareco.
La costituzione del regno proibì che qualsiasi principe della casa reale diventasse primo ministro o membro del governo e conteneva disposizioni riguardo alla potenziale estinzione della famiglia reale. La costituzione proibiva anche l'unione del trono di Albania con quello di un altro paese. Durante il regno di Zog, l'esercito albanese rappresentò uno dei problemi maggiori a causa dei costi del suo ammodernamento. Il regime di Zog portò stabilità in Albania e il re istituì un sistema di istruzione nazionale. La dipendenza fiscale dell'Albania dall'Italia continuò a crescere in un periodo in cui il dittatore italiano Mussolini stava estendendo la sua sfera di influenza nei Balcani e esercitava un controllo crescente sulle finanze e sull'esercito albanesi. Durante la Grande depressione dei primi anni trenta, il governo di Zog divenne quasi totalmente dipendente da Mussolini. Si dovette importare il grano dall'estero e molti albanesi emigrarono.
Gli albanesi, al tempo del suo regno, erano ancora usi alle vendette sanguinose. Il primo degli errori di Zog fu di rompere bruscamente il fidanzamento con la figlia di Shefqet Bey Verlaci subito dopo la sua incoronazione. Secondo il costume prevalente, Verlaci aveva, come risposta, il diritto di uccidere Zog. Nel 1931 Zog visitò Vienna e lì sopravvisse a un tentativo di assassinio.
Gli undici anni di storia albanese sotto Re Zog sono conosciuti anche per una grande ondata di modernizzazione della nazione, che aveva subito cinque secoli di aspro dominio turco. Nonostante fosse la più piccola nazione balcanica, l'Albania crebbe come la più sviluppata e potente tra i suoi stati confinanti. La prosperità fu temporaneamente colpita dalla Grande depressione, ma rivisse poi nei tardi anni trenta.
Per approfondire, vedi Protettorato italiano dell'Albania. |
Il Regno d'Italia, che aveva già stabilito sul paese dal 1915 al 1920 un protettorato sullo stesso, invase il Paese il 7 aprile 1939, qualche mese prima dell'inizio della seconda guerra mondiale avviando così un protettorato con l'Occupazione italiana del Regno di Albania.
La resistenza armata albanese si rivelò insufficiente contro le forze italiane. Il re e il governo furono obbligati all'esilio e l'Albania cessò de facto di esistere come nazione indipendente. Gli invasori italiani instaurarono un governo fantoccio con una nuova Costituzione e l'unione delle due corone d'Italia e d'Albania, che trasformò il paese di fatto in colonia italiana.
Il trono albanese fu assunto il 16 aprile 1939 da Vittorio Emanuele III, che regnò fino all'8 settembre 1943 (armistizio dell'Italia agli Alleati), quando Zog I fu restaurato formalmente come re, pur non facendo mai più ritorno in Albania, e vi fu l'Occupazione tedesca del Regno d'Albania.
Dal 1941 fino alla fine della guerra furono annessi all'Albania il territorio più occidentale della Banovina del Vardar (la Metochia nel Kosovo e il Dibrano, nelle attuali regioni macedoni del Polog e Sudoccidentale), mentre, a spese del Montenegro, estese le sue frontiere anche a nord (Rožaje, Plav e Dulcigno).
Tra la Seconda guerra mondiale e il secondo dopoguerra, alcuni albanesi tentarono di favorire il ritorno di re Zog, ma senza successo. Inoltre, né Zog, né Vittorio Emanuele videro mai riconosciuto il titolo reale albanese dalla comunità internazionale. Il figlio di Zog, Leka, deceduto nel 2011, era il pretendente al trono.
I partigiani comunisti spensero i movimenti nazionalisti albanesi sia durante che dopo la guerra, spalleggiati dalla Jugoslavia e dall'Unione Sovietica, instaurando nel 1945 un regime stalinista che durò per 46 anni. A Re Zog fu vietato di rientrare in Albania e visse in esilio per il resto della sua vita.
La legge n. 580 del 16 aprile 1939 affermava nei primi due articoli:
« Art. 1 - Il Re d’Italia, avendo accettato la Corona d’Albania, assume per sé e per i suoi successori il titolo di Re d’Italia e d’Albania, Imperatore di Etiopia. Art. 2 - Il Re d’Italia e d’Albania, Imperatore di Etiopia, sarà rappresentato in Albania da un Luogotenente generale, che risiederà a Tirana » |
Il Luogotenente generale esercitava tutti i poteri del Re, ovvero il comando supremo delle forze armate, la promulgazione delle leggi e la nomina delle cariche dello Stato. Esercitava inoltre il potere di dichiarare guerra, di concludere trattati internazionali e di pace e poteva presiedere il Consiglio dei Ministri.
Il successivo Regio Decreto n. 624 del 18 aprile istituiva il Sottosegretariato di Stato per gli Affari Albanesi, dipendente dal Ministero degli Affari Esteri ed assegnato a Zenone Benini[1]. Il sottosegretariato si occupava delle relazioni tra i due regni e sovrintendeva agli uffici ed agli organismi dello Stato italiano operanti nel paese balcanico. In pratica costituiva il principale organo di controllo ed ingerenza italiana negli affari dell'Albania, nonostante questo fosse giuridicamente indipendente[2]. Il sottosegretariato fu sciolto con il Regio Decreto n. 1048 del 3 agosto 1941 e le competenze furono ridistribuiti tra la Luogotenenza generale ed il Ministero degli Affari Esteri. I Ministeri albanesi dell’economia nazionale e degli affari esteri furono soppressi per unificare la politica estera dei due paesi (o meglio per subordinare quella albanese a quella italiana[3].
Anche l'Albania subì una rapida "fascistizzazione", con la fondazione, il 2 giugno 1939, del Partito Fascista Albanese (PFA) subordinato al Duce ed al PNF italiano. Con decreto luogotenenziale n. 91 del 14 agosto 1939 venne istituita la Milizia Fascista Albanese (MFA), inquadrata nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e posta anch'essa sotto il comando del Capo del Governo italiano[4]. Come in Italia, il PFA era l'unico partito ammesso e l'iscrizione era obbligatoria per i dipendenti pubblici. L'organizzazione ricalcava fedelmente quella del corrispettivo italiano, con fasci locali, federazioni di fasci a livello provinciale, gruppi fascisti universitari, Opera dopolavoro, enti di assistenza, gruppi universitari fascisti, Gioventù albanese del littorio[5] che inquadrava i figli dell'aquila e le giovani albanesi (ad imitazione dei figli della lupa e delle piccole italiane. Come in Italia, i membri del Consiglio nazionale del PFA entravano di diritto nel Consiglio superiore fascista corporativo, organo consultivo che sostituì il parlamento albanese.
Durante l'occupazione italiana l'Albania era divisa in 13 province:
L'isola di Saseno, presso Valona, venne inserita nel 1920 nel comune italiano di Lagosta e con questo fece parte, dal 1923 al 1941, della provincia di Zara (Venezia Giulia), poi nel 1941 venne inglobata nella nuova provincia di Cattaro (Governatorato di Dalmazia), di cui fece parte fino al 1943.
Con l'unione personale dei due regni, le forze armate albanesi si fusero con quelle italiane con legge del 13 luglio 1939 n. 1115. Le truppe di terra erano organizzate nel Comando Superiore Truppe d'Albania (XXVI Corpo d'Armata), erede del Corpo di Spedizione Oltremare Tirana, ed inquadrava i reparti del Regio Esercito, della Guardia alla Frontiera e della Milizia Fascista Albanese. I battaglioni dell'Esercito Albanese, formati da personale misto, furono inquadrati nel suddetto comando e parteciparono alla campagna italiana di Grecia. Successivamente vennero riuniti in quattro Reggimenti "Cacciatori d'Albania" ed assegnati a divisioni di fanteria da montagna del Regio Esercito. A Roma prestava inoltre servizio come guardia d'onore il Battaglione "Guardia Reale Albanese" del 1º Reggimento "Granatieri di Sardegna". La Regia Aeronautica e la Regia Marina erano presenti rispettivamente con il Comando Aeronautica "Albania" di Tirana ed il Comando Militare Marittimo "Albania" di Durazzo. Anche la Gendarmeria Reale Albanese e la Guardia di Confine confluirono rispettivamente nei Carabinieri Reali e nella Regia Guardia di Finanza. Il Regio Esercito creò dal 1941 quattro reggimenti "Cacciatori d'Albania". Dopo l'istituizione il 2 giugno 1939 del Partito Fascista Albanese subordinato al Duce ed al PNF italiano, con decreto luogotenenziale n.91 del 14 agosto 1939 venne istituita la Milizia Fascista Albanese (MFA), inquadrata nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e posta anch'essa sotto il comando del Capo del Governo italiano.[4]
Comandante: Gen. Sebastiano Visconti Prasca Sede: Tirana
Fonte:[6]
Comandante: Gen. S.A. Ferruccio Ranza Sede: Tirana
Fonte:[7]
Comandante: Amm. Div. Sede: Vittorio Tur (Durazzo)